CHI HA VISTO ME HA VISTO IL PADRE

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Compendio di tutto il Vangelo, nel Padre nostro troviamo l'eco del messaggio di Gesù, il nucleo e la chiave della sua predicazione; perciò è il fondamento della preghera della Chiesa, la preghiera cristiana per eccellenza. Il Padre nostro è la preghiera propria e caratteristica del cristiano, che lo distingue dal giudeo e dal pagano, da chi cerca di essere visto dagli uomini e da chi confida in se stesso, nelle sue molte chiacchere. Di fronte all'uno e all'altro, Gesù dirà ai suoi discepoli: "Non siate come loro.... Voi dunque pregate così" (Mt 6,8s)


Il cristiano invoca Dio come Padre, rivolgendosi a Lui " nel nome di Cristo", unito a Cri sto, con Cristo. Se possiamo dire con San Paolo: "Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me", possiamo ugualmente dire: " Prego, ma non sono io che prego, è Cristo che prega in me". " Due in una sola voce", dice Sant'Agostino. Lo sposo e la sposa sono due in una sola carne. Cristo e la Chiesa sono due, pregando in una sola voce. Lo Spirito del Figlio, riversato nei nostri cuori, testimonia al nostro spirito che siamo figli, gridando in noi, o facendoci gridare: "Abba, Padre"! (Gal 4,6; Rm 8,15)


Per parlare con Dio occorre umiltà e audacia. È l'atteggiamento del nostro padre nella fede. Abramo, polvere e cenere, considera un'au dacia parlare al suo Signore:" Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere" (Gen 18,27). E chiamare Dio Padre sarebbe una temerarietà se lo stesso Figlio di Dio non ci avesse incoraggiato a farlo, come ci ricorda la Chiesa nella liturgia eucaristica:" Fedeli al comando del Signore e seguendo il suo divino insegnamento, osia mo dire: Padre nostro". Come ci dice San Paolo:" Cristo Gesù, nostro Signore, ci dà il coraggio di avvicinarci in piena fiducia a Dio per la fede in Lui" (Ef 3,12).

 

 

La Chiesa che ha conservato nel rito del battesimo il gesto dell'effatà apre gli occhi del catecumeno. Da questo momento, può già ascoltare i segreti "arcani" della famiglia, può già ricevere il Padre nostro. La disciplina dell'"arcano" proibiva di divulgare la Pre ghiera del Signore tra i pagani e i catecumeni prima che diventassero discepoli del Signore, ai quali Gesù la insegnò, e perciò la Chiesa la riservò ai fedeli, resi figli di Dio dal batte simo.

 


Sappiamo che ad Ippona la Chiesa di San t' Agostino consegnava il Padre nostro ai catecumeni la quinta domenica di quaresima. Essi ricevevano un'accurata catechesi al fine di introdurli nei segreti di questa preghiera che, dopo aver imparato a memoria, otto giorni dopo, la seta domenica di quaresima, recitavano pubblicamente, per poterla pregare, dopo il battesimo, per la prima volta con i fedeli durante l'Eucarestia della " santissima veglia pasquale"

 

 


Ciascuna delle sette richieste, quando si prega veramente, inizia a realizzarsi nel momento stesso in cui è formulata. Pronunciando il nome di Dio Padre, stiamo già glorificando il suo nome. Se desideriamo che venga il suo regno, il nostro desiderio attesta che apparte niamo già al regno. Chiedendo che si compia la sua volontà, ci abbandoniamo fiduciosa mente ad essa. Nella misura in cui chiediamo davvero il pane quotidiano, stiamo accettando ciò che Dio ci dà ogni giorno. Se perdoniamo ai nostri debitori, già noi siamo stati perdonati da Dio. Infine, chiedendo l' aiuto divino contro le ten tazioni e gli assalti del maligno, ci garantiamo già la vittoria contro tutti i nemici.

 


Così il Padre nostro è una preghiera breve del discepolo che si rivolge al Padre celeste "nel segreto"; ma è anche la preghiera comunitaria dei discepoli di Gesù ("voi, dunque, pregate") rivolta comunitaria mente al Padre celeste, invocato, lodato e supplicato: È la preghiera del figlio che nel segreto della sua stanza e del suo cuore invoca, loda e supplica fiduciosamente suo Padre, che tutto conosce e vede nel segreto,"perché il Padre sa ciò di cui i figli hanno bisogno, ancor prima che glielo chiedano" (Mt 6,8).


E.J.H.

 

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